Latino: lingua morta? No, rap!

Se, dopo aver letto e/o tradotto pagine e pagine dell’orator Romanus per antonomasia sulla  congiura di Catilina, vi state chiedendo quale sarebbe mai potuta essere la risposta di Catilina agli attacchi veementi di Cicerone, eccovene una proposta  in versione rap, che passa attraverso Virgilio, Sallustio e … Lorenzo De Iacob di 4A! Una piccola sfida per scardinare i pregiudizi sull’inattualità del Latino! Buon ascolto

Verso l’infinito, e oltre: dal 600 ad oggi

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di Natalie Lodge, 4A

L’infinità dell’universo e la possibile esistenza di altri sistemi simili a quello abitato dagli esseri umani, pur essendo un concetto ormai quasi del tutto provato dalla scienza, tende a creare in noi un profondo sconcerto.
Ci sentiamo così piccoli e insignificanti di fronte ad una tale vastità, che la nostra esistenza sembra futile.
Sarà stato sicuramente questo, ciò che gli uomini vissuti nel periodo della rivoluzione astronomica avranno provato: uno sbigottimento generale, un forte senso di smarrimento contrapposto al senso di sicurezza che dava loro il “claustrofobico” sistema tolemaico, e, soprattutto, l’importanza che questo dava alla Terra, mettendola al centro del creato.
Era ovvio che la chiesa di allora si sarebbe scontrata con tale visione: era inconcepibile che l’uomo non fosse la creature prediletta tra tutte le altre, che Dio avesse altro di cui occuparsi.
La forte reazione della chiesa, che non solo censurò molte opere che sostenevano l’argomento ma attivò contro gli scienziati anche l’Inquisizione, non riuscì a frenare l’onda del progresso: i filosofi dell’epoca, come Giordano Bruno, cominciarono a teorizzare nuovi mondi, spinti da opere come il
De Rerum Natura; gli astronomi continuarono a guardare il cielo anziché gli scritti di Aristotele, confermando l’omogeneità tra Terra e spazio, spiegando, con l’ausilio del sistema copernicano e della geometria, i moti dei pianeti e degli altri corpi celesti, arrivando a sfatare il mito del sole che gira intorno alla Terra.
Questo nuovo modo di concepire l’universo ebbe un enorme impatto sulla società del tempo: gli artisti cominciarono a usare nuove tecniche e idee per affrescare spazi limitati, così da creare l’illusione di trovarsi in uno spazio infinitamente grande o di ritrarre il complicato e ininterrotto fluire della realtà.
Anche la letteratura risentì di queste nuove scoperte: la letteratura del Barocco è infatti molto sperimentale, spazia per tutti i campi dello scibile umano, creando collegamenti tra due concetti apparentemente lontanissimi l’uno dall’altro e sfruttando al massimo l’immaginazione per poter dar vita a raffinati artefici retorici.
Nasce in questo contesto il concettismo, cioè l’esasperato uso della metafora allo scopo di creare meraviglia e stupore nel lettore, che viene indotto dall’ingegno dell’autore a creare una serie infinita di interpretazioni riguardo l’immagine mentale descritta nell’opera.

Con “l’apertura” dell’universo si può quindi dire che si è aperta anche la mente dell’uomo.
Distrutta la concezione di uno spazio predefinito destinato unicamente all’uomo, si è finalmente liberi esplorare l’infinito che ci circonda, di avere il coraggio e l’audacia di conoscere ciò che non osavamo nemmeno immaginare, di andare verso l’infinito, e oltre.